giovedì 3 gennaio 2013


Berlino senza   disoccupati corre e spende

di Roberto Giardina da Quotidiano Nazionale

A SAN SILVESTRO nel cielo di Berlino è cominciato un fuoco incrociato di petardi, razzi, girandole da far impallidire Piedigrotta, durato un’ora e venti. In tutto il paese, hanno speso in mortaretti 116 milioni di euro che fa un euro e 38 cent a testa, neonati compresi. Un record per loro che dalla Guerra dei Trent’anni ad oggi sono i più tirchi d’Europa, perché vedono la bottiglia mezzo vuota e pensano che domani andrà peggio.

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MA È DIFFICILE restare pessimisti quando si accorgono che la Germania è un’isola felice, sia pure non perfetta, nel cuore d’un continente in crisi. Per le feste si sono dati alla pazza gioia, e già pensano alle ferie. La ‘Bild’ informa che nel 2013 grazie alla combinazione delle date, e alle loro 18 feste tra luterane e cattoliche (qualcuno in nome dell’ecumenismo le rispetta tutte), con 30 giorni di vacanza ben distribuiti se ne fanno il doppio. Oggi, sono i prussiani i maestri in ponti. E lavorano meno ore di tutti, cicale latine comprese: 1.659 ore, 59 in meno della media europea, 200 in meno dei greci rovina dell’euro. A Roma, qualcuno propone di abolire perfino il primo maggio per aumentare la produttività. Che si produce a fare, se i prodotti poi non si vendono? Loro invece esportano in tutto il mondo, dal Texas al Kazachistan. Non solo auto, vendono pentole ai cinesi, e fuochi d’artificio agli Emirati Arabi. Non erano una specialità partenopea, come i maccheroni?


I POLITICI per vizio professionale vedono sempre in rosa, tranne Frau Angela che conosce i suoi compaesani. «Sarà un anno duro il 2013», ha ammonito parlando alla nazione come Napolitano. Per gli altri, ha aggiunto, non per noi, ma un rallentamento potrebbe essere possibile: «Se accadrà, non fatevi prendere dal panico». Il 2012 è andato così bene, che è difficile far di meglio.


PER LA VERITÀ, c’è un’azienda nazionale in crisi, l’Arbeitsamt, l’ufficio del lavoro. Comincia a scarseggiare la materia prima, i disoccupati. Quelli che restano o non vogliono lavorare, o non sanno lavorare, o sono altamente qualificati e difficili da piazzare. I dipendenti sono troppi e rischiano a loro volta di perdere il posto. Sono i rischi del benessere.


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